Il matrimonio in Giappone!
Tutti gli appassionati come me del Giappone ricorderanno che, nel precedente post, ci eravamo lasciati parlando della tendenza, ancora frequente, del matrimonio combinato, anche detto “Omiai”.
Ciò che ancora non via avevo detto è che nell’”Omiai”, un ruolo centrale è ricoperto dal “Nakodo”: la persona che fa sì che ci sia il primo contatto tra le famiglie e i futuri sposi. Il Nakodo può essere sia un parente di uno dei due fidanzati o, come spesso accade, una persona che svolge questa funzione per lavoro. Si tratta quindi di un professionista, che si contraddistingue per serietà e professionalità, qualità che vengono riconosciute da tutti coloro che si rivolgono a lui. Il Nakado può anche essere una persona che lo diventa spontaneamente, semplicemente perché conosce i due single e, con l’assenso delle famiglie, decide di farli intercedere e di farli conoscere: anche un capo ufficio oggi può diventare Nakodo; ecco come, due colleghi di lavoro diventano futuri sposi!
Ma dove nasce il Nakado capoufficio?! Come anticipato nel precedente post, in molti ambienti avere dipendenti sui 30 anni non sposati, viene considerato negativo dal punto di vista del rendimento lavorativo o, anche solo, per il semplice fatto che a 30 anni la consuetudine sociale impone che ci si sarebbe già dovuti sposare.
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Torniamo però alla prassi dell’Omiai: le prime informazioni scambiate tramite il Nakodo sono solitamente un documento scritto, chiamato “tsurisho”, con allegate le foto dei possibili futuri sposi. Le informazioni dello tsurisho riguardano, oltre il lavoro (e di conseguenza il reddito specialmente dello sposo) e gli eventuali hobbies, la famiglia di appartenenza: per questo ultimo motivo, molti cercano di nascondere il fatto di discendere da categorie sociali poco “appetibili”. In questa fase di valutazione dello tsurisho, un’informazione importante che riguarda i soli uomini, oltre al fatto estetico, lo stipendio e le eventuali discendenze sgradite, consiste nel fatto che l’uomo sia primogenito o figlio unico. Questo dato risulta fondamentale alla luce del fatto che la consuetudine sociale impone che la futura sposa si faccia carico dei suoceri quando saranno anziani. Ecco perché molte donne preferiscono di gran lunga i secondogeniti o futuri sposi con genitori defunti.
Qualora lo tsurisho soddisfi i futuri sposi ed eventualmente le loro famiglie, se queste si spingono fino al punto da voler decidere per i figli, il Nakodo organizza un incontro tra i futuri sposi, con la presenza dei genitori: arriviamo così nella fase dell’ “Omiai”. Se il primo incontro soddisfa la coppia ci sarà un periodo di frequentazione durante il quale i due decideranno se “questo matrimonio s’ha da fare”. Statisticamente, e paradossalmente (!) i divorzi fra coppie nate da un “Omiai” sono molto meno probabili rispetto ai “matrimoni d’amore”, questo perché se le aspettative verso il partner sono inferiori, in pratica non sussiste la fase del disinnamoramento.