San Valentino: tra cristianità e tradizioni pagane
A pochi giorni da San Valentino, fausta ricorrenza per noi che lavoriamo grazie all’intercessione di questo santo, sentiamo il dovere di ricapitolare un po’ le origini e la tradizione che accompagnano questa festività, tanto amata quanto bistratta e tacciata di superficialità da chi l’amore non l’ha ancora incontrato. La cosa più interessante di questo giorno è il suo connubio perfetto tra due mondi completamente opposti, quello cristiano e quello pagano. Questo perchè pur trattandosi di una festa cristiana, è inevitabilmente e iconograficamente legata agli dei pagani.
La leggenda narra che San Valentino, è divenuto santo protettore degli innamorati, da quando celebrò il matrimonio fra il legionario romano Sabino ed una giovane cristiana Serapia.
Esiste anche una leggenda però, ed è quella della riconciliazione, in cui un giorno San Valentino sentì passare, al di là del suo giardino, due giovani fidanzati che stavano litigando. Decise di andare loro incontro con una rosa da regalare ai due fidanzati. Li pregò di riconciliarsi stringendo insieme il gambo della rosa, facendo attenzione a non pungersi e pregando affinché il Signore mantenesse vivo in eterno il loro amore. Qualche tempo dopo la giovane coppia tornò da lui per invocare la benedizione del loro matrimonio. La storia si diffuse e gli abitanti iniziarono ad andare in pellegrinaggio dal vescovo di Terni il 14 di ogni mese. Il 14 di ogni mese diventò così il giorno dedicato alle benedizioni, ma la data è stata ristretta al solo mese di febbraio perché in quel giorno del 273 San Valentino morì.
Ma allora perchè nell’immaginario collettivo noi a San Valentino associamo Cupido, angioletto dispettoso e pennuto?
Nell’antica Grecia era conosciuto con il nome di Eros, giovane figlio di Afrodite, la dea della bellezza e dell’amore. Per i romani era Cupido, figlio di Venere. Una leggenda narra che Cupido e di Psiche, ragazza mortale, erano stretti da una profonda amicizia, ma Venere, gelosa della bellezza di lei, ordinò a Cupido di punire la superba mortale. Cupido, invece, si innamorò profondamente di lei, la sposò, ma, da ragazza mortale aveva il divieto di guardare il suo sposo. Psiche viveva felicemente, fino al giorno in cui le sue sorelle la convinsero a guardare Cupido, il quale la punì andandosene. Il castello e i meravigliosi giardini dove prima abitavano felici scomparvero insieme a lui e Psiche si ritrovò sola in un prato.
Disperata, si mise a cercare il suo amore, e nel suo cammino si imbatté in un tempio di Venere. La dea era ancora intenzionata ad annientare la ragazza, e la sottopose a una serie di prove sempre più impegnative e pericolose. Come ultima, a Psiche venne data una piccola scatola che doveva portare nel regno dei morti. Venere le disse di prendere un po’ della bellezza di Proserpina, la moglie di Plutone, e di metterla nella scatola. La dea le consigliò di fare molta attenzione e di evitare assolutamente di aprire la scatola. Ma Psiche non resistette alla tentazione e la aprì, e invece di trovare una parte della bellezza di Proserpina trovò un sonno mortale.
Cupido trovandola senza vita, si riprese il sonno dal suo corpo mortale e lo ripose nella scatola.
Cupido e Venere perdonarono Psiche, e per premiarla per l’amore dimostrato la elessero a dea. (http://www.collebeato.com)