Giappone e tradizione…
Ieri, mentre passeggiavo incuriosita da uno stand all’altro di Roma Sposa, ho osservato le giovani coppie innamorate, affiatate e sognanti.
La riflessione è stata: sono tutti giovani (più o meno) consapevoli di ciò che stanno facendo e lo stanno facendo per amore…
Da qui è nata l’idea di questo post e la voglia di raccontarvi questa storia, a mio avviso, molto interessante.
In occidente, salvo rari casi, le coppie ormai si sposano per amore e sono praticamente scomparsi i matrimoni combinati.
Anche se, è bene ricordarlo, in Italia fino a qualche decennio fa, erano ancora una pratica esistente, soprattutto in alcune zone.
[slideshow]In Giappone oltre al matrimonio per amore esiste ancora il “miai-kekkon, il matrimonio combinato che più comunemente chiamato “omiai”.
Con il tempo si è assistito ad un’evoluzione: se in origine l’obiettivo era quello di legare famiglie di pari status sociale, ora a ricorrervi sono persone di un certo livello sociale che svolgono lavori molto impegnativi e che quindi non hanno il tempo di conoscere ragazze.
In passato il matrimonio avveniva all’interno del cosiddetto “mura” (la comunità): i due ragazzi si conoscevano da sempre, in quanto nati e cresciuti nello stesso villaggio.
Nella fase successiva, il matrimonio si è spostato nella sfera dello “ie”, cioè quella del nucleo familiare ed era così il capofamiglia a decidere quale fosse il futuro sposo adatto alla propria figlia.
Lo scopo era garantire alla famiglia il mantenimento dello status sociale o, addirittura, migliorarlo con un matrimonio che facesse trarre un beneficio ad entrambe le famiglie capostipiti.
Nel periodo Tokugawa, infatti, si celebravano matrimonio tra i mercanti ricchi, con uno status sociale basso, e le famiglie samuraiche cadute in disgrazia: Grazie a quelle unioni il mercante capofamiglia acquisiva lo status sociale per il figlio/a e futuro sposo/a, ed il capofamiglia samurai, in cambio, ne otteneva i benefici economici per il figlio/a e futuro sposo/a.
Entrambi i gruppi familiari, mercante e samurai, ne risultavano quindi avvantaggiati!
Oggi il matrimonio è basato soprattutto sulla scelta personale della coppia, anche se le consuetudini del passato sono resistite grazie all’omiai.
Infatti, oltre ai motivi economici che in taluni casi permangono tutt’ora, la motivazione principale all’omiai moderno è che il single uomo è una figura socialmente osteggiata e che intorno ai 30 anni, si dovrebbe sposare.
Questa pressione è subita specialmente dalle donne, a cui è “permessa” la vita da single fino ai 25 anni, scattata questa fatidica età la società ci si aspetta che si sposino (di solito abbandonando il lavoro) e si dedichino ai figli.
Inoltre trascorrendo molto tempo a lavoro è ridotta la possibilità di fare incontri, pertanto l’omiai svolge il compito di far incontrare le coppie che secondo i parenti, amici e colleghi potrebbero arrivare a sposarsi.
Per celebrare un matrimonio tramite l’omiai esiste, come ogni tradizione che si rispetti, una prassi ben codificata di cui parleremo nei prossimi giorni…